Il mio modo di intendere la psicologia nasce dall’incontro tra profondità e concretezza.
Integro nella mia pratica clinica elementi della psicodinamica adleriana, della logoterapia ed analisi esistenziale, unendo la comprensione dei processi inconsci e relazionali al bisogno umano di significato e direzione.
Credo che la sofferenza psicologica non sia solo un sintomo da eliminare, ma un segnale che invita a rileggere la propria storia, a fare spazio a ciò che è stato e a ciò che può ancora diventare.

In questa prospettiva, il lavoro terapeutico non è semplicemente “analizzare” o “correggere”, ma dare forma al senso personale: aiutare la persona a comprendere come le sue esperienze, i legami e i pensieri si intrecciano nel presente e come può riappropriarsene in modo più autentico.

Accanto a questa dimensione profonda, integro principi di mindfulness e un costante riferimento alla metodologia scientifica, per mantenere il lavoro radicato nella realtà e orientato al cambiamento concreto.
Ciò significa coltivare consapevolezza, presenza e auto-osservazione, ma anche verificare, passo dopo passo, che ciò che facciamo funzioni davvero per la persona che ho davanti.

Il mio obiettivo non è offrire soluzioni preconfezionate, ma favorire un percorso di crescita reale, in cui la persona possa riconoscere i propri schemi, trasformare la propria sofferenza e ritrovare un senso di coerenza, libertà e direzione interiore.